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I nostri confini, la nostra libertà

Se per essere liberi ci si riferisse alla possibilità di fare sempre ciò che vorremmo, molto probabilmente la nostra libertà sconfinerebbe altrove, fino, ipoteticamente, a ledere l’altro. La libertà è un bisogno, ma anche un valore. Un valore che, come tutti i valori, se estremizzato, rischia di diventare dogma, doverizzazione e di metterci in difficoltà, blindandoci all’interno delle nostre più rigide convinzioni. L’esercizio del pensiero critico ci rende liberi, la possibilità di strutturare un pensiero che sia coerente con il nostro sentire più che con il sentire di chi (o cosa) tende a polarizzare, facendoci credere sia opportuno schierarsi da una parte o dall’altra, senza mai coltivare il dubbio.

Il dubbio è libertà, opportunità di prendersi del tempo per valutare, per capire, comprendere e, casomai, se conveniente, agire.

La libertà considera l’interazione con gli Altri e con l’ambiente e non potrebbe essere altrimenti; l’interazione è preferibile avvenga nella tutela dei propri confini personali. I confini personali, fisici ed emotivi, sono i limiti che impostiamo ogni volta che entriamo in relazione con altre persone. Una linea immaginaria, che si rivela attraverso il comportamento verbale e non verbale, entro la quale ci siamo noi, con i nostri valori, le nostre preferenze, ciò che riteniamo essere più o meno giusto, più o meno sbagliato. Scoprirli e riconoscerli ci è utile a stabilire quando e fino a dove riteniamo accettabile il comportamento altrui nei nostri riguardi. Scoprire i propri confini sani significa imparare a conoscersi e a definirsi, a soddisfare bisogni e preferenze, da quelle che tendono a essere immutabili a quelle che variano nel corso del tempo, considerati i cambiamenti che avvengono continuamente all’interno e all’esterno.

Affinché possano svolgere la loro funzione protettiva, è bene che entro tali limiti si coltivino una buona autostima, la percezione di valore che attribuiamo a noi stessi e un senso dell’identità sufficientemente solido, presupposto necessario affinché ciò che arriva dall’esterno non mini il nostro equilibrio.

Un errore che spesso si fa è quello di confondere i confini personali con i muri di una fortezza da difendere con le unghie e con i denti.

Se, infatti, anziché terreno fertile sul quale far crescere il seme della nostra sicurezza, al di qua dell’interazione con l’ambiente costruiamo un campo minato, difendendo la libertà di essere noi stessi con l’aggressività o la violenza, rischiamo di farci prigionieri, limitando la nostra stessa libertà. In questo caso, parliamo di confini rigidi.

I confini flebili sono quelli entro i quali consentiamo all’Altro di entrare e di esercitare a piacimento i suoi bisogni e le sue preferenze. In questo caso, la libertà concessa all’Altro rischia di mettere in discussione la nostra e, con lei, la capacità di differenziare l’Io dal Tu, che rischiano quindi di fondersi in quella che comunemente definiamo dipendenza. Se dipendiamo, lo sappiamo, non possiamo essere liberi.

I confini sani sono quelli entro i quali siamo disposti a ospitare l’Altro, se e quando lo desideriamo. Sono quelli entro i quali ci sentiamo liberi e siamo capaci di chiarire, anche verbalmente, quali sono le accortezze da rispettare per una pacifica convivenza in “casa nostra”, lasciando, al contempo, a chi entra la libertà di accettare tali disposizioni o meno. Scegliere e lasciar scegliere. I confini come un luogo di passaggio per entrare dove si è ben voluti e si accettano le condizioni di chi lì dentro vive e protegge così la sua identità.

Ridefinire i propri confini, esercitandosi a farli vedere e rispettare, è uno degli obiettivi della psicoterapia.

Lascerò alla vostra capacità di astrazione, limitando inferenze o salti logici, l’esercizio di notare come l’interazione del singolo con l’ambiente rifletta le dinamiche dell’interazione tra gruppi di persone, comunità, popoli, nazioni.

Mi permetto però di suggerire la lettura di questo articolo:

Il confine è questo. Separa formalmente le identità, e unisce paradossalmente le persone: che, spesso, al di qua e al di là del confine, sono tra loro più simili di quanto siano le terre e le genti di confine rispetto ai loro rispettivi centri, alle capitali del paese cui appartengono.

Stefano Allievi

Lettura suggerita:
Cloud H., Townsend J. (2018). Confini. Quando dire sì, come dire no, per riacquistare il controllo della propria vita. Edizioni CLC

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