Ho voluto chiedere sui miei canali social – A cosa pensate quando sentite parlare di perfezionismo? - , perché ritengo che nell’ambito della psicologia sia importante decostruire alcune false credenze, partire dal definire cosa non è qualcosa per arrivare poi a definire cos’è. Quando si parla di perfezionismo è facile cadere in errore perché l’aggettivo…
Le nostre aspettative parlano di noi, delle nostre esigenze e, anche per questo, anche qualora non venissero direttamente sondate, sarebbe opportuno esplicitarle.
A me piace pensare che i ruoli siano un casco quando si va in moto, la cintura di sicurezza in macchina, la divisa di un carabiniere, di un poliziotto, di un’assistente di volo, una convenzione sociale, un’azione necessaria, salvavita o conciliante, sotto la quale e dentro la quale, però, c’è una persona.
I costrutti sociali, familiari, collettivi, assumono spesso il carattere della verità assoluta. Una tendenza rintracciabile anche in una serie di espressioni che N. Ginzburg ascriverebbe al lessico familiare che, se da un lato consentono di identificarsi con la famiglia di riferimento, dall’altro possono rendere difficoltosa una nuova narrazione su sé stessi.
I confini, fisici ed emotivi, come un luogo di passaggio per entrare dove si è ben voluti e si accettano le condizioni di chi lì dentro vive e protegge così la sua identità.
La negazione, o diniego, è un meccanismo di difesa tipico della prima infanzia che ben riflette il pensiero magico dei bambini piccoli: negare una realtà sgradita equivale a eliminarla.