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Soffitte letterarie e altari televisivi: cambiare o restare?

Se dovessi descrivermi con un aggettivo, direi ostinata. Ostinata al punto da voler recensire un libro e un programma TV senza farlo in video, senza gattini in braccio o bambini sullo sfondo. Lo so, l’attenzione oggi dura meno di una storia su Instagram, ma ci provo lo stesso.
Sì, contiene spoiler, ma come mi hanno detto le signore dal parrucchiere: “Adesso ci dici come va a finire.”
Se non siamo curiosi di sapere come andrà a finire, difficilmente impareremo qualcosa.

Il libro è I mariti di Holly Gramazio, un capolavoro d’allegoria, la Divina Commedia dell’amore contemporaneo che spinge a consumare le relazioni prima ancora di investire nella costruzione di un legame solido, al fine di trovare la persona perfetta e la soddisfazione assoluta.
Lauren, la protagonista, una sera torna a casa e senza sapere d’essersi sposata si ritrova un marito premuroso in casa. Non trovando traccia delle sue scelte tra i suoi ricordi, scorre le foto nella galleria del telefono, cerca nelle conversazioni con le amiche, ispeziona il suo appartamento e scopre di trovarsi in un mondo in cui in effetti è sposata e qualcosa è come l’aveva lasciato la sera prima, qualcos’altro no.
Da come si evince però dal maschile plurale del titolo, il primo marito non sarà l’altro protagonista. Qualche pagina dopo la protagonista scopre che attraendo il marito in soffitta con uno stratagemma, l’ignaro maschio verrà risucchiato nello spettro delle possibilità e dalla soffitta ne scenderà un altro. La sua vita verrà quindi riscritta in pochi secondi, come una biografia su Instagram, e Lauren si trova costretta a capire di nuovo chi è, cosa fa, in quale scenario possibile ha scelto di sposarsi e perché.
L’espediente narrativo della soffitta che sforna mariti è una chiara metafora della nostra epoca. Ogni marito è una nuova possibilità, un update della vita sentimentale. Non va bene il primo? Pazienza. Si rispedisce su, si prova il prossimo. E il prossimo. E quello dopo ancora. Lo swipe è solo un gesto, l’instabilità emotiva è per sempre.
La curiosità si trasforma presto in dipendenza, come succede a chi, davanti al bivio tra profondità e varietà, sceglie sempre il buffet. Ogni piatto però ha lo stesso retrogusto amaro: l’assenza di una scelta reale, l’idea che il prossimo partner, il prossimo amore, la prossima versione di noi stessi siano sempre migliori. Così la protagonista consuma legami come se fossero prove gratuite, rinunciando a quanto costruito quando la prova gratuita scade e le viene richiesto di investire nel progetto di vita condiviso.
Il romanzo si conclude con un gesto di ribellione: Lauren smette di cercare. Non perché abbia trovato l’amore, ma perché ha capito che la ricerca stessa è il veleno, la prova che niente è più difficile oggi della scelta di restare quando sai dove scappare.

In netta contrapposizione con la chiara metafora del libro, troviamo l’esperimento di Matrimonio A Prima Vista, programma arrivato alla sua forse quattordicesima stagione su Real Time. Se Gramazio racconta la difficoltà a rispettare l’impegno preso, il programma si ostina invece a proporre il contrario: prima si firma il contratto, poi si cerca il sentimento.
Anche qui c’è una scelta imposta, ma viene fatta a monte, scegliendo di sposare uno sconosciuto assegnato da un team di esperti, con l’ipotesi romantica che l’impegno possa precedere l’innamoramento. È il matrimonio come esperimento, non come consolidamento. Eppure, nel suo meccanismo grottesco, Matrimonio A Prima Vista ha una verità che la soffitta di Lauren nega: l’amore non è sempre un colpo di fortuna, spesso è un lavoro sporco. Non si tratta di trovare l’altro perfetto, ma di decidere ogni giorno di non scappare.
Gramazio ci mostra l’incubo dell’eterna sostituibilità, il reality show ci sbatte in faccia l’altro estremo: la claustrofobia della permanenza. Il cambiamento non è garantito da un’uscita di servizio nascosta nel solaio. Si sbaglia, si litiga, ci si guarda negli occhi. E solo dopo si sceglie se restare o andarsene. È una scelta che viene dopo, non prima. Un gesto adulto, che puzza di compromesso e realtà, non di magia e disincanto.

Forse la verità sta nel mezzo, o forse non sta da nessuna parte. Cos’è più spaventoso? Un amore che si può cambiare con un gesto, o uno che richiede di restare quando tutto dentro di te vorrebbe ricominciare altrove?

Ho guardato diverse edizioni del programma e, documentandomi sui social, ho avuto la certezza che molte delle coppie di MAPV sono rimaste sposate e hanno costruito il loro progetto di vita, anche quelle composte da chi, a prima vista, non era rimasto colpito, tantomeno s’era innamorato.
In conclusione, nonostante l’antitesi nella forma narrativa, ciò che accomuna la trama del libro e l’intento dell’esperimento sociale televisivo è la consapevolezza di quanto sia importante che la scelta venga rinnovata ogni giorno e, forse, scegliere è il vero impegno quotidiano. Scegliersi non ne parliamo.

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