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La terapia di coppia

“Sebbene l’amore sia un potente incentivo affinché mariti e mogli si aiutino e sostengano, si rendano felici l’un l’altro o creino una famiglia, non costituisce in sé l’essenza della relazione, in quanto non fornisce le qualità e le attitudini personali decisive al suo sostentamento e alla sua crescita. Ci sono qualità speciali come l’impegno, la sensibilità, la generosità, la considerazione, la lealtà, la responsabilità, l’affidabilità, che sono determinanti per una relazione felice.”

A. T. Beck

A. T. Beck nel 1988 con la pubblicazione di “L’amore non basta. Come risolvere i problemi del rapporto di coppia con la terapia cognitiva” edizione italiana, promuove l’efficacia della terapia cognitiva nelle relazioni difficoltose, promuovendo la validità dell’approccio cognitivo integrato alla più note teorie applicate alla terapia familiare. L’amore non basta, diceva Beck; quella di stare insieme è innanzitutto una scelta così come è una scelta quella di prendersi cura della propria relazione, in autonomia e/o, qualora fosse necessario, con l’aiuto di una guida, un professionista esperto. La coppia è una realtà terza, nella quale convergono gli investimenti dei protagonisti, che non sono immutabili, ma, al contrario, subiscono gli effetti di molteplici cambiamenti, interni e/o esterni, che avvengono nel corso della vita. Come per il singolo individuo, a fronte di un cambiamento, è utile scoprire, attivare e potenziare le risorse di adattamento, lo è per le coppie.

La terapia cognitivo-comportamentale rivolta alla coppia (CBCT), consiste in una vasta gamma di interventi come la psicoeducazione, l’alfabetizzazione emotiva, il training sulla comunicazione efficace, l’acquisizione di una buona abilità di problem solving e la ristrutturazione cognitiva; la coppia è considerata un complesso sistema di interazioni all’interno del quale diventano determinanti le aspettative, le credenze e le attribuzioni dei singoli (Dattilio, 2010).

Gli aspetti che possono determinare una disfunzione relazionale nella coppia sono:

• credenze irrealistiche ed irrazionali sul proprio partner e sulla relazione;

• valutazioni negative sul proprio partner e sulla relazione quando non si realizzano le proprie aspettative irrealistiche;

• sperimentazione di emozioni negative che non vengono riconosciute e/o espresse e che determinato comportamenti disadattivi, facilmente interpretabili e, spesso, innesco di reazioni aggressive.

Nel programma di intervento con la coppia è quindi necessario individuare i processi cognitivi coinvolti: i modelli di attaccamento e le credenze delle rispettive famiglie di origine che possono aver contribuito a formare le attuali convinzioni dei partner e che stanno alla base di molte delle distorsioni nella percezione dell’altro e, a loro volta, possono influenzare quelle dei figli (Dattilio, 2010).

I tre obiettivi principali della terapia cognitivo-comportamentale con le coppie sono:

• correggere le interpretazioni errate che impediscono una corretta e funzionale comunicazione;

• modificare le aspettative irrealistiche che ciascuno ha nei confronti dell’altro;

• diminuire le interazioni distruttive utilizzando autoistruzioni.

Il primo passo verso la realizzazione di tali obiettivi consiste nell’individuazione delle risorse della coppia; il terapeuta non si pone come un arbitro che prende le parti dell’uno o dell’altro coinvolti nel processo relazionale, ma come un mediatore, una guida con la quale procedere alla scoperta di nuove modalità, più efficaci, di comunicare e negoziare, in modo assertivo, sulla base dei rispettivi bisogni e delle rispettive possibilità.


La consulenza di coppia si svolge in un setting protetto, nel rispetto di un contratto terapeutico che tuteli entrambi i partner, motivati a lavorare sulla relazione e su loro stessi.

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