Con molto piacere ho partecipato all’evento organizzato da Giulia Mondaini con il suo Passaggi Psicologi: WORKING IT.
Abbiamo affrontato il tema Diversity, Equity & Inclusion nel mondo del lavoro, con la partecipazione di Luciana De Laurentiis, Head of Corporate Culture & Inclusion in Fastweb, Silvana Giovannini di Associazione Ylenia e gli Amici Speciali e il Dott. Nicola Lupo, psicologo responsabile del progetto Mastri Biscottai.
La prima suggestione che appunto è quella della De Laurentiis, che dice: il mondo non è il luogo dell’equità, ma si può diffondere una cultura dell’equità. Quello che Fastweb prova a fare è proprio questo; promuovere la diversità l’equità e l’inclusione.
Ci siamo domandati se non sia una moda, un trend da seguire per le aziende che al loro interno, sottolineava la De Laurentiis, vedono la convivenza di almeno quattro generazioni differenti, le ultime delle quali molto attente a come l’azienda si posiziona in merito a certi temi.
Se il trend aiuta a illuminare il vuoto e gli obiettivi da raggiungere per riempirlo, ben venga, purché il vuoto da colmare sia riempito da azioni concrete, lungimiranti e durature. Si inizia dall’ascoltare, anche gli slogan che fanno dell’argomento un trend, ma lo si fa per capire come unire il business al miglioramento della qualità della vita delle persone, in azienda e fuori.
Non dobbiamo fare l’errore di trattare con superficialità qualcosa di cui sentiamo parlare più spesso.
Cos’è la diversità? La diversità è l’unicità, il valore di ognuno. Siamo tutti unici e diversi e questo, come molte fondamentali consapevolezze, rischia di sembrare scontato, ma non lo è. Alcune forme di diversità si discostano dai modelli proposti e la diversità diventa quindi ciò che è diverso da quello che siamo abituati a conoscere, vedere, considerare e spiegare e che, come tutto quello che conosciamo poco, a volte ci spaventa. La paura però è adattiva, ci guida e orienta e, perché non diventi stigma, dobbiamo cavalcarla e vedere dove ci porta.
Tra le varie forme di diversità, dobbiamo ricordare che la disabilità non è una malattia e non si può curare, come ha sottolineato il Dott. Lupo; è una condizione, un’unicità che va ascoltata.
Non possiamo pensare di curare una persona disabile, ma possiamo pensare di prendercene cura, come persone, come professionisti e come società. Quando penso di curare una persona lo faccio pensando di utilizzare gli strumenti che ho, che possiedo, le competenze acquisite, che posso anche scegliere di riporre nella cassetta degli attrezzi o dirmi che non funzionano. Lo strumento mi difende, se non funziona si può aggiustare o cambiare.
Prendersi cura di qualcuno o di qualcosa implica invece l’utilizzo e la gestione delle personali risorse umane e questo è più faticoso.
Non posso riassumere la nascita del progetto Mastri Biscottai, proverò a raccontare quello che è importante sottolineare: Mastri Biscottai è un laboratorio/bottega, all’interno del quale lavorano ragazzi e ragazze con disabilità che sono stati formati grazie a un fondo europeo e che, una volta formati, cercavano uno spazio dove poter fare il lavoro che avevano imparato a fare. L’Associazione Ylenia e gli Amici Speciali nelle persone dei genitori dei ragazzi, hanno acquistato e ristrutturato gli spazi che ora sono il loro luogo di lavoro. Parallelamente a questo progetto, la coabitazione, che favorisce l’autonomia e la cooperazione e garantisce a questi ragazzi i diritti dei quali devono godere come ogni cittadino.
Dopo esser stati formati, alcuni dei ragazzi sono diventati consapevoli d’aver imparato un mestiere e non accettavano più di buon grado quella pratica molto diffusa di occupare le giornate delle persone con disabilità con attività ricreative varie.
I ragazzi avevano imparato a fare i biscotti, ma non era facile venderli, perché molte persone avevano dei pregiudizi: “Si mettono le dita nel naso, ci sputano sopra ecc.”
Hanno quindi deciso di produrre e vendere biscotti per cani (I cani non hanno pregiudizi, ndr) e così è partita l’azienda, che oggi vanta, oltre al laboratorio e al negozio fisico, un e-commerce e diverse partecipazioni a eventi fieristici.
Il Dott. Lupo specifica che c’è un grande lavoro sulla qualità del prodotto offerto, che deve essere un buon prodotto e non il prodotto acquistato perché fatto da persone con disabilità. La qualità del prodotto è quello che l’azienda vuole offrire al cliente, non il vissuto di pietà.
Sul profilo Instagram dell’azienda potete approfondire il loro lavoro e i modi per acquistare i prodotti, tra i quali, oggi, trovate anche pasticceria per umani.
Si sente spesso parlare di integrazione, meno spesso di inclusione: integrare significa fare spazio, includere significa accogliere e per accogliere non basta fare spazio, bisogna fare in modo che quello spazio sia arredato (metaforicamente) rispettando le esigenze di tutti.
La diversità di ognuno è un valore aggiunto dove e quando le persone si sentono incluse.
Mi ha chiamata Giulia alla fine dell’evento e, come tutti avevamo notato, non hanno partecipato molte persone.
La scarsa partecipazione a questo genere di eventi è la certezza che si deve continuare a organizzarli.